Fra 10 anni avrà ancora senso produrre video?

Fra 10 anni avrà ancora senso produrre video?

In un’epoca in cui il flusso di contenuti video cresce esponenzialmente ogni giorno, è legittimo chiedersi quale sarà il futuro di questo medium. La crescente facilità di produzione video, l’avvento dell’intelligenza artificiale e la frammentazione dell’attenzione stanno ridefinendo il panorama mediatico. Analizziamo le sfide e le opportunità che si profilano nel prossimo decennio.

L’era della sovrabbondanza

Il mondo digitale è ormai saturo di contenuti video. Ogni minuto vengono caricate centinaia di ore di filmati su piattaforme come YouTube, TikTok, Instagram e altre ancora. Questa sovrabbondanza ha creato un paradosso: mai come oggi è stato così semplice pubblicare un video, ma mai è stato così difficile farsi notare.

La quantità ha superato di gran lunga la qualità, generando quello che potremmo definire un “rumore di fondo” costante. Gli utenti si trovano sommersi da opzioni, il che porta a una fruizione sempre più superficiale e frammentata. Il tempo medio di visualizzazione si riduce, mentre l’aspettativa di gratificazione immediata aumenta.

L’impatto dell’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la produzione video in modi che fino a pochi anni fa erano inimmaginabili. Oggi possiamo generare volti, voci, scenari e persino intere narrazioni con pochi clic. Questo solleva interrogativi fondamentali:

  • Se chiunque può creare un video di qualità accettabile con l’IA, quale sarà il valore aggiunto dell’intervento umano?
  • Come distingueremo i contenuti autentici da quelli generati artificialmente?
  • Quali competenze saranno veramente rilevanti in un futuro dominato dall’automazione creativa?

La democratizzazione della produzione video attraverso l’IA sta abbassando le barriere all’ingresso, ma al contempo rischia di standardizzare l’estetica e le narrazioni, riducendo la diversità e l’originalità.

L’economia dell’attenzione

In un mondo digitale sempre più affollato, l’attenzione è diventata la risorsa più preziosa e scarsa. Gli utenti sono costantemente bombardati da stimoli visivi che competono per i loro pochi secondi di concentrazione.

Le piattaforme, dal canto loro, hanno ottimizzato i propri algoritmi per massimizzare il tempo di permanenza, favorendo contenuti che generano dipendenza piuttosto che quelli di valore. Il risultato è un ecosistema che premia la quantità, la brevità e l’impatto emotivo immediato a scapito della profondità e della riflessione.

Questa dinamica ha portato a un progressivo deterioramento della capacità di attenzione prolungata, rendendo sempre più difficile l’apprezzamento di contenuti complessi o di lunga durata.

Verso una nuova alfabetizzazione mediatica

La risposta a queste sfide risiede in una nuova forma di alfabetizzazione mediatica, sia per i creatori che per i fruitori. Non si tratta più solo di saper utilizzare gli strumenti tecnici, ma di sviluppare competenze critiche più sofisticate:

  • La capacità di distinguere il valore autentico dalla mera attrattività algoritmica
  • L’abilità di navigare consapevolmente nell’oceano di contenuti, selezionando ciò che veramente arricchisce
  • La comprensione dei meccanismi persuasivi utilizzati dai media digitali

I consumatori più consapevoli inizieranno a privilegiare l’autenticità, la coerenza e la qualità rispetto alla quantità e alla novità effimera. Questo porterà necessariamente a una polarizzazione del mercato, con una netta distinzione tra contenuti di massa e contenuti di valore.

Il futuro appartiene ai veri autori

Fra dieci anni, produrre video avrà ancora senso, ma con una fondamentale distinzione: non sarà più sufficiente “saper fare” un video dal punto di vista tecnico. La vera differenza la faranno coloro che padroneggeranno l’intero processo creativo, dalla concezione alla realizzazione.

Il valore non risiederà più nella mera capacità di assemblare immagini e suoni – competenza che sarà ampiamente automatizzata – ma nella visione autoriale, nell’originalità del pensiero e nella profondità del messaggio. I veri professionisti del video saranno quelli capaci di combinare competenze tecniche avanzate con una comprensione profonda della psicologia umana, delle dinamiche narrative e dei contesti culturali.

La scrittura creativa, la regia consapevole e il montaggio strategico diventeranno abilità ancora più preziose in un mondo dove l’automatizzazione avrà banalizzato la produzione di base. Paradossalmente, più l’intelligenza artificiale renderà accessibile la creazione di contenuti standard, più emergerà il valore distintivo dell’intervento umano qualificato.

In definitiva, nel 2035 creare video avrà più senso che mai, ma solo per chi sarà in grado di trascendere la tecnica e affermarsi come autentico autore di contenuti significativi in un panorama mediatico sempre più affollato e sempre meno attento.

SAMUELE SCHIAVO Sono un regista/filmmaker. Scrivo e produco video spot commerciali e video aziendali. Ho prodotto cortometraggi e documentari. Seguimi sui social ;)